Recensione CONFUSI E FELICI: Commedia stucchevole, a tratti patetica. Bisio pessimo. Giallini invece fa sempre ridere.

locandina Confusi e felici

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Confusi e Felici

Anno: 2014

Genere: commedia

Regia: Massimiliano Bruno

Cast: Claudio Bisio, Marco Giallini, Anna Foglietta, Massimiliano Bruno, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, Rocco Papaleo

Nelle sale italiane: 30 ottobre 2014

Trailer

Budget e Box Office

Non saprei dirvi il budget mentre gli incassi hanno quasi raggiunto i 4 ML di euro.

Recensione e Trama

Scopro solo adesso che l’attore che in Boris (la serie) impersonava il famoso buuuuuuucciooo de cuulo è in realtà Massimiliano Bruno, che pare da qualche anno a questa parte sia riconosciuto per aver in qualche modo rigenerato (a loro dire) l’esausto filone della commedia italiana con film diretti o sceneggiati da lui, o ai quali ha preso parte come attore.

Tra questi citiamo Nessuno mi può giudicare e Viva L’Italia, che in effetti non mi era dispiaciuto, specie se paragonato a quel che si vede in giro.

Li ho visti entrambi a suo tempo, ma ovviamente mai recensiti…

Nel cinema italiano pare si passi da pesantissimi film drammatici dove la morte (a fine visione) pare l’unica soluzione, a commedie cinepanettoni senza vergogna, trovando una via di mezzo in queste commediole scontate, dalla storia ritrita, stucchevoli, con sempre i soliti attori visti e rivisti un milione di volte (che sorpresa non trovare Raul Bova o Ambra per una volta!!!), che, in alcuni casi non sanno recitare, e mi riferisco in primis a Claudio Bisio, semplicemente indegno.

Bisio, lei come attore è ridicolo, ma la colpa più che sua è di chi ce la mette a fare questo mestiere (e del pubblico ovviamente), e mi riferisco quindi a Massimiliano “buciodeculo” Bruno, visto che è il regista di questa commediola, ma anche a tutti quelli che l’hanno fatta recitare dopo Salvatores, dove forse, in Puerto Escondido ancora ci poteva stare, ma ora, vecchio, con quel fastidioso accento, sarebbe meglio evitare, la prego, si astenga, torni al teatro.

Non che il cast di questo film sia eccelso, anzi, ma anche tale Anna Foglietta sembra la Magnani vicino a Bisio, e ho addirittura pensato che nel ruolo di Claudio Bisio persino Fabio De Luigi, ripeto Fabio De Luigi, non Kevin Spacey, sarebbe stato più credibile, più interessante, di maggior spessore, e non dico altro.

Per il resto non è che ci siano grandi highlights in questa commedia.

C’è qualche momento simpatico, dovuto nel 99% dei casi alle battute di Giallini, anche lui capace di interpretare lo stesso personaggio uguale 1000 volte, ma almeno riuscendo a farci ridere in ogni occasione.

La trama narra di uno psicanalista senza passione (Bisio), che scopre che nel giro di pochi mesi diventerà completamente cieco, sicché i suoi pazienti (molti ex Boris, Giallini e Papaleo a parte), presi dal panico inizieranno a stargli vicino diventando quasi suoi amici, e oltre loro anche la sua (ex) segretaria sarà ovviamente dalla sua parte e si prenderà anche una bella cotta per il pelato che presto diventerà pure cieco (oltre a essere già matusa rispetto a lei).

Il morale della storia dovrebbe essere che perdendo la vista il nostro Marcello (sempre Claudio Bisio), riuscirà al contrario ad aprire gli occhi sul mondo e a vedere le cose sotto una luce ben diversa etc etc.

Non ci deve aspettare che commedie come questa siano verosimili, però non trattandosi di film di fantasia neanche credo sia concepibile cagare fuori dal vasetto a oltranza, come invece succede in questa ultima fatica di Bruno, dove il 70% di quello che succede è semplicemente inverosimile.

La pellicola nel complesso, superficialmente, sarebbe anche indolore, ma ciò che proprio non riesco a sopportare è quanto sia sdolcinata in alcuni momenti, al punto di essere davvero fastidiosa, e mi riferisco alla Foglietta in primis, ma non solo.

E che dire di quelle canzoncine di merda che fanno da sottofondo per tutta la durata, anche quelle non è che siano nuove, la vogliamo finire per favore?

Questo volemose bene da quattro soldi mi fa pena e tristezza.

 

 

VOTO: 412

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Recensione THE VOICES: Garbata commedia/thriller noir con un buon cast.

the voice poster locandina

U.S.A.

The Voices

Anno: 2014

Genere: commedia, crimine, thriller

Regia: Marjane Satrapi

Cast: Ryan Reynolds, Gemma Arterton, Anna Kendrick

Nelle sale italiane: no idea

Trailer ENG

Budget e Box Office

Non si hanno notizie né sul budget né sugli incassi.

Recensione e Trama

Proprio quando pensavo che questo blog fosse definitivamente pronto per essere tumulato, eccomi invece con una nuova recensione di un film che non ricordo neanche dove ho rimediato, giorni fa l’ho visto lì nel mio hard disk solo solo in un angolo e ho pensato di dargli una chance, rimanendo alla fine dei conti nel complesso più che soddisfatto a fine visione, di certo non mi sono annoiato, e di questi tempi, almeno per il sottoscritto, è già moltissimo…

Da non confondere con Voices (Perfect Pitch), pellicola dal titolo molto simile che tra l’altro, come The Voices, annovera nel cast la simpatica e carina Anna Kendrick, al contrario qui si narra la storia di Jerry (interpretato da un ottimo Ryan Reynolds), un giovane impiegato nel reparto spedizioni in una (troppo) tranquilla cittadina americana dove il karaoke pare essere l’unica attrattiva di svago.

Jerry è un ragazzo all’apparenza innocuo, ma affetto da schizofrenia (all’insaputa di tutti, e protagonista di una tragedia quando era ancora piccolo), in trattamento da una psicologa che cerca di aiutarlo prescrivendogli delle pastiglie che il buon Jerry rifiuta puntualmente di assumere, con il risultato di sentire parlare i suoi simpatici animali domestici, come il gatto Mr Whiskers, o il cane Bosco, le cui voci nella versione originale sono tutte di Reynolds (giusto per la cronaca).

E’ proprio grazie a questa idea che il film, in diverse occasioni, ci offre momenti di puro divertimento, assurdi, per via dei dialoghi tra Jerry e i suoi animali (che sono dei bei tipetti), con Bosco che opera da consigliere buono, convinto che Jerry possa redimersi (almeno fino a un certo punto…), mentre abbiamo Mr Whiskers nei panni del cattivo consigliere, che proverà in tutti i modi a far sfociare la vena assassina che suo malgrado, è insita in Jerry.

Il tutto inizierà con un infatuazione da parte di Jerry per Fiona, una collega inglese della contabilità, e proprio dopo essere riuscito a uscirci una sera (o meglio dopo averla incontrata per caso, dopo essere stato silurato per un’uscita proprio da lei), senza volere, Jerry la uccide, cominciando un percorso che lo porterà a mietere ben altre vittime.

Grazie ai diabolici suggerimenti di Mr Whiskers, che gli consiglierà di rimuovere il cadavere della giovane inglesina, dopo averlo fatto a pezzi, Jerry ne riporrà la capoccia nel frigo di casa, capoccia con la quale, manco a dirlo, inizierà fior fior di conversazioni.

Naturalmente, come dicevamo, si tratta solo del primo di una lunga serie di omicidi, che il povero Jerry vorrebbe evitare, ma complici i ricordi strazianti della sua tragedia personale, e non ultimo il perfido Mr Whiskers che lo sprona a seguire i suoi istinti (e che a proposito di istinti gli fa la cacca apposta sul divano per punire Jerry per non avergli lasciato la pappa pronta), la lista si allunga e sparita Fiona, Jerry uscirà con Lisa (Anna Kendrick) con cui inizialmente nascerà anche un sentimento nuevo (per dirla alla Battiato), seppur come potete immaginare anche voi se avete seguito fin qui, beh, non ci sarà dato modo di vedere i fiori d’arancio.

Senza addentrarmi oltremodo nella trama, di cui potete facilmente intuire gli sviluppi, per concludere diciamo che The Voices è una commedia noir davvero atipica, che vede come protagonista un valido Ryan Reynolds, e che grazie alla trovata degli animali che parlano (tra l’altro supportati egregiamente a livello digitale) offre anche diversi momenti comici, il tutto con un cast ben variegato e composto da ottimi attori.

In qualche modo, ma solo a livello superficiale, mi ha un pò ricordato lo zelante Dexter…

Insomma, se il genere vi stuzzica, vedetevelo.

VOTO: 7

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Recensione THE WALKING DEAD: Una serie noiosa, demente, senza sorprese e senza emozioni… ma dal successo planetario.

poster the walking dead locandina

U.S.A.

The Walking Dead

Anno: 2010

Creato da: Frank Darabont

Recensione e Trama

Mi ritrovo a scrivere qualche riga su questo dead walking blog , un pò per noia, un pò perché ho completamente perso ogni voglia di vedere films in generale, e quindi avendo visto diverse serie di questo tanto acclamato The Walking Dead, volevo esprimere la mia modesta opinione (e se non siete d’accordo esprimetelo in maniera civile, o d’ora in poi sarete censurati, sono stanco di cerebrolesi che si sentono offesi manco il film o la serie in questione l’avesse girata il papà morto di leucemia).

Non riesco a vedere films perché semplicemente non riesco più a concentrarmi, e dopo tanto tempo passato in modalità passiva (beh, non è che prima vedessi solo film e basta…facevo anche altre cose), ora non riesco più a vedere nulla, a meno che il film non mi prenda nei primissimi minuti, cosa abbastanza rara.

Tra l’altro molti bei film si sviluppano anche lentamente, ci vuole pazienza, dote della quale da sempre sono stato poco provvisto, ma ora…nessuna speranza, con il risultato che in pratica vedo solo Shameless e poco altro, mi sono rotto i coglioni persino di Better Call Saul (di cui ho però imparato a suonare il gingle iniziale 🙂  ).

In compenso continuo a dipingere e mi sono comprato anche una Gibson, ricominciando a suonare la chitarra dopo anni, sto migliorando tantissimo, e ho anche imparato il solo di “You only live once” degli Strokes, che, almeno per quanto mi riguarda, proprio facile non è, anzi, è velocissimo, e non sapete che soddisfazione quando sono riuscito a riprodurlo abbastanza fedelmente :-).

Se volete una vita felice, il mio consiglio di base è: fate surf, suonate uno strumento musicale, leggete quando potete e fate qualcosa di artistico/creativo, non siate vegetariani, almeno con me funziona come formula, ma certo non siamo tutti uguali, per fortuna aggiungo.

Dopo questo inciso, torniamo a questa cagata di serie chiamata “The Walking Dead“.

Con un voto medio su Imdb database pari all’8,7 si potrebbe pensare di trovarsi davanti a una serie di tutto rispetto, mentre invece, più la guardo (cosa che faccio con cervello spento, non fraintendetemi, visto che bastano due neuroni ubriachi per seguirla), più non posso che chiedermi il perché di tanto successo.

Un mio caro amico che non è demente (sembrava almeno…), continuava a invogliarmi, sicché ho iniziato il percorso anche io, e tolta la noia che caratterizza le prime due serie (che ho interrotto più volte), a partire dalla terza (o dalla quarta, non ricordo bene), qualcosa in più si muove, ma per poco, infatti la quinta ritorna a essere noiosa come un’attesa alla Usl all’ora di punta.

E dire che mi sono sempre piaciuti i film horror, questo non è un mistero, e che per dire, giusto per fare un esempio con zombies, Dawn of The Dead (il remake del 2004), oltre ad avere un inizio (e una fine…) da urlo, è proprio un bel film, sempre pieno di azione, suspense, che non ci lascia mai un attimo in pace.

E che dire del film che ha ispirato una generazione, 28 Days Later?

Un filmone (…e anche il seguito non è niente male e annovera un’altra memorabile scena d’apertura che potremmo accostare a quella di Dawn of The Dead).

Gli avrete già visti, sennò datevi da fare!

Qui si parla di una serie, non di un film, seppur mi pare che il budget sia rilevante in questo caso per una serie, ma in The Walking Dead la caratterizzazione dei personaggi è patetica, i protagonisti stessi non sono niente di che, davvero difficile fare il tifo per loro, anzi io spero sempre che muoiano tutti subito, a cominciare da quel coglione del poliziotto cornuto (e che avrà detto si è no 200/300 parole in 5 serie??!!?)

Alla fine di ogni puntata poi, a differenza di tutte le serie di un certo livello, non c’è mai voglia di vedere cosa succede in quella dopo, il tutto è così piatto, sterile, noioso, e se si continua la visione, almeno questo è il mio caso, avviene per sola inerzia.

I dialoghi poi, ahahaahaha… semplicementi ridicoli.

La storia, che poi storia è una parola grossa, grossissima per la trama di questa porcheria, è quasi inesistente, non succede mai nulla, e, chiave di visione per questo “show”, quando gli sceneggiatori non sanno bene che fare, ecco apparire un gruppo di zombies all’improvviso, silenziosi come neanche i topolini tra le mura, e via botte da orbi, decapitazioni varie etc etc.

Che palle, e a ottobre inizia anche la sesta…

Se siete appassionati di The Walking Dead, a parte ignorare evidentemente cosa significhi vedere una bella serie TV, può darsi non siate stati morsi e diventati zombies, come forse avreste anelato, ma un altro virus molto importante potrebbe avervi nel frattempo contagiato: quello della demenza.

 

VOTO: 4

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Recensione AMERICAN SNIPER: Clint Eastwood ha certo diretto film migliori.

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U.S.A.

American Sniper

Anno: 2014

Genere: azione, biografia, dramma

Regia: Clint Eastwood

Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Kyle Gallner

Nelle sale italiane: 1 gennaio

Trailer ITA

Budget e Box Office

Costato quasi 60 ML di $, il film sta uscendo in questi giorni in Usa e pare che stia andando molto bene.

Gli incassi totali sono invece fermi a meno di 20 ML di $, pochino pur considerando che in molti paesi il film deve ancora uscire.

Recensione e Trama

Ormai abituati alla consuetudine e al già visto, American Sniper ci accontenta celebrando l’ennesimo “eroe” di guerra, eroe poi per i solo compatrioti nazionalisti, in quanto io non definirei un uomo che ha ucciso più di 150 persone un eroe ma forse più come un assassino, che si parli di guerra o meno, ma si tratta solo del mio modesto parere e mi rendo conto di essere una voce fuori dal coro tra l’altro anche abbastanza anti-americano, quindi di parte.

La storia è tratta dalle memorie di Chris Kyle (interpretato devo dire con bravura da Bradley Cooper), uomo scorbutico e non proprio simpatico, fin da giovane appassionato di armi e cresciuto da un padre duro e machista, che non potendo fare la vita del cowboy che aveva sempre desiderato,  decide di aiutare il suo paese e arruolarsi nei Navy Seals, partecipando poi a varie missioni in Iraq non appena si svolgono i tristi fatti dell’11 settembre 2001.

Il giovane si rivela subito un fantastico cecchino in battaglia, nel frattempo mette su famiglia con Taya (Sienna Miller) e tutto sembra filare liscio, quando invece ben presto si renderà conto che tutte queste spedizioni di guerra lo stanno segnando nell’anima e nello spirito, d’altronde non deve essere simpatico uccidere ragazzini iracheni mentre la propria moglie è incinta, ma neanche mi pare che ce l’avesse mandato il dottore in guerra.

Il film essendo stato diretto da Clint Eastwood è ben fatto, anche emozionante in alcuni momenti, le scene di guerra sono rese in maniera abbastanza credibile (per quel che possa immaginare), mentre mi pare molto ottusa la visione del regista, che non ha dubbi, gli americani sono dalla parte della ragione e gli iracheni che cercano di difendere il loro paese sono dei selvaggi, ma d’altronde questa è l’America, no?

Acclamato dalla critica e dal pubblico (seppur come accennavo sta uscendo questo weekend), è la storia in sè che credo a noi interessi fino a un certo punto, in poche parole, mi spiace ma è così, questo “eroe”, risulta antipatico sin dall’inizio del film, poi inizia ad accusare le diverse missioni in Iraq e a dare di matto, finché riesce a ristabilirsi, e nel tentativo di aiutare un veterano come lui, anch’ esso traumatizzato dalla guerra, viene ucciso da quest’ultimo.

Si tratta di una storia vera, ma anche di una storia poco interessante per quel che posso vedere, azzarderei patetica, alla fine del film si vedono le vere immagini del funerale e della gente che lo celebra per le strade mentre passa il feretro dell’eroe di guerra.

Eroe per loro ma non per me, film al massimo discreto, non credevo che avrebbe appassionato il pubblico italiano invece è al primo posto.

Contenti voi.

VOTO: 6

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Recensione JOHN WICK: Azione, azione, azione. Ottimo film di vendetta senza un attimo di pausa!!

 

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U.S.A.

John Wick

Anno: 2014

Genere: azione, thriller

Regia: Chad Stahelski

Cast: Keanu Reeves, Michael Nyqvist, Alfie Allen, Willem Dafoe

Nelle sale italiane: 22 gennaio

Trailer ITA

Budget e Box Office

Costato 20 ML ne ha già incassati 74, non male no?

Recensione e Trama

Proprio ieri dopo aver visto il deludente Taken 3, pellicola tutta azione e scazzottate che però non mi ha mai davvero coinvolto se non addirittura annoiato, mi interrogavo sul perché di questi film tutti uguali, con una trama dello spessore di una sottiletta Kraft.

Quasi non volevo vederlo questo John Wick, pensando mi aspettasse una sorte simile, dato che per esempio come in Taken 3 i cattivoni sono dei russi (ma ormai i russi sono i cattivoni nel 97% dei film d’azione, pare essere tornati agli anni della guerra fredda…).

Nonostante anche la mia dolce metà si opponesse, ho insistito nella visione e tale coraggio è stato, con sorpresa, ripagato.

John Wick è la classica pellicola di vendetta, dove un uomo sui generis viene privato di tutto quel che conta e non ha altra scelta se non quella di farla pagare ai colpevoli.

Morta da poco la moglie, che in un pacco inviato postumo gli aveva regalato un dolce cagnolino per aiutarlo a superare la sua morte, un gruppo di criminali russi ha la geniale idea di entrargli in casa, rubargli la macchina e di ammazzargli il cane.

Errore madornale.

Solo in un secondo momento, si renderanno conto di aver fatto uno sgarbo a John Wick,  non fraccacchio da Velletri, ma un uomo che tra l’altro prima di ritirarsi era un killer pericolosissimo, l’elemento di spicco dell’organizzazione criminale guidata proprio dal padre di uno dei disgraziati che gli hanno rubato la macchina e ucciso il cane, (Viggo, interpretato da un ottimo Michael Nyqvist, e non mi riferisco al cane, ma al capo russo dell’organizzazione 🙂 ).

Come Viggo spiegherà a suo figlio, non è quello che ha fatto, ma a chi l’ha fatto…

Anche in questo caso come nel mediocre Taken 3 la trama è quello che è, semplice, senza grandi sorprese, originalità -2, ma un pò per la bravura di Keanu Reeves nell’interpretare questi personaggi dark, un pò perché fin da subito proviamo simpatia per John Wick, sappiate che vedergli uccidere decine di russi malavitosi sarà un sublime piacere per voi spettatori.

Si menano e si sparano come ossessi anche qui, ma senza la velocità di questi film per ragazzini degli ultimi anni dove non si riesce a seguire le immagini da quanto sono veloci, anzi, al contrario qui a volte pare di essere quasi in Matrix in quanto diverse scene sono al rallentatore per alcuni secondi.

Il ritmo del film è ottimo, non ci si annoia praticamente mai, e dire che siamo vicini alle due ore di durata.

Il cast è molto buono, ma anche le atmosfere sono interessanti, quasi fumettistiche, e con quel pizzico di pulp che non guasta mai, oltre a qualche momento di humour qua e la.

Belle anche le inquadrature di New York dall’alto e fighissimi tutti i locali dove si riuniscono i criminali russi e dove John Wick passerà a far visita uccidendoli tutti in mille modi diversi (il film non è terribilmente violento ma evitate di vederlo coi bimbi).

Mi rendo conto di non essere riuscito a esprimermi al meglio questa volta, spero però che il messaggio finale vi arrivi forte e chiaro, se volete un film con azione, veloce e dinamico, con un buon cast e una bella scenografia, andate sicuri e senza pensieri (per dirla alla Gomorra) a vedere John Wick e vi divertirete un sacco.

Consigliatissimo agli amanti del genere.

VOTO: 8

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Recensione TAKEN 3 – L’ora della verità: …E La verità è che avrebbero dovuto fermarsi anni fa.

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U.S.A.

Taken 3 – (L’ora della verità)

Anno: 2014

Genere: azione, crimine, thriller

Regia: Olivier Megaton

Cast: Liam Neeson, Forest Whitaker, Maggie Grace, Famke Janssen

Nelle sale italiane: 12 febbraio

Trailer ITA

Budget e Box Office

Costato 48 ML di $ ne ha già incassati 90 nel giro di pochi giorni, segnando uno dei migliori weekend d’apertura di sempre a gennaio.

Recensione e Trama

Il pupillo di Luc Besson, Olivier Megaton, che già ci aveva deliziato (per modo di dire) con il secondo demente capitolo di questa saga, ritorna dirigendo quello che fortunatamente (a giudicare da risultato finale), sembra essere l’ultimo film in cui il buon Liam Neeson, che va per i 70, interpreta i panni di Bryan Mills, personaggio che con gli anni potremmo dire è ormai diventato una sorta di Rambo moderno.

E’ proprio questo suo essere praticamente invincibile che ha in qualche modo viziato la saga, che pur era cominciata bene nel 2008, ma che inesorabilmente ha perso di credibilità, proponendo il buon Neeson in questo ruolo che lo avvicina più a un supereroe che a un comune cristiano.

La trama, che tra l’altro è goffa e ben poco logica, vuole in questo terzo film che l’agente Mills venga accusato di uccidere la ex moglie (l’olandese Famke Janssen, splendida 50enne specialmente visto come si riducono le donne qui in Olanda dopo i 30, decadimento totale).

Manco a dirlo fin da subito riuscirà a sfuggire alla polizia e (come sempre) inizierà a farsi giustizia da solo con l’obiettivo di provare la sua innocenza.

Per il resto in Taken 3 non troverete molto di più, certo non mancano scazzottate interminabili e lunghi inseguimenti spettacolari, ma in sostanza il film non è altro che un enorme cliché tramutato in film, con una trama noiosa e già vista milione di volte, per nulla interessante, scadente.

Non cambia nulla l’aver introdotto Forest Whitaker, nei panni di un Fbi anche piuttosto tonto che si ostina a incolpare Mills anche quando la logica è completamente dalla parte del nostro eroe.

Infine parliamo in breve della pessima regia di Megaton, con queste inquadrature strettissime, troppo veloci, che vi faranno rincretinire e venire il mal di testa, stile Transformers, di cui avevamo già avuto esempi in passato, e mi riferisco al mediocre Colombiana.

In conclusione, vale la pena andare al cinema e pagare per vedere questo Taken 3?

Il mio modestissimo parere è non solo di non andarlo a vedere al cinema, ma di soprassederne completamente la visione, a meno che non siate proprio giovincelli e non vi facciano impazzire questi film vuoti tutta azione e esplosioni, genere pessimo di per sè ma che di certo può vantare film di molto migliori di questo ultimo Taken.

La buona notizia è che si tratta dell’ultimo, sperando che non cambino idea.

VOTO:  5

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Recensione IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO: Penosa commedia che non fa ridere. Mai.

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Bandiera Italia

Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo

Anno: 2014

Genere: commedia

Regia: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti

Cast: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Giuliana Lojodice, Guadalupe Lancho, Francesca Neri

Nelle sale italiane: 11 dicembre

Trailer

Budget e Box Office

Non so quale sia il budget, credo 50 euro, mentre gli incassi per il primo weekend sono stati di ben 2,3 milioni di euro.

Recensione e Trama

Comincio l’anno così, con la recensione di un film ignobile quando avrei potuto recensire The Interview, ma avendo per caso visto ieri questa ultima fatica del famoso trio comico non ho potuto resistere e devo esprimermi.

Il film tratta di un poveraccio il cui sogno è sempre stato quello di avere un banco al marcato che, investito da un ricco e il suo autista, gli altri due del trio, di cui tutt’ora non mi sono chiari i nomi, si accolla al ricco nella speranza di soldi, per poi vederlo cadere in disgrazia a seguito di un investimento sbagliato.

Invece di arrabbiarsi, Aldo ospiterà i due (maggiordomo e riccone) nella casa di sua mamma mostrando tanta magnanimità e insieme cercheranno di raddrizzare la situazione.

A parte la trama, sgangherata e poco credibile, ma essendo una commedia sarebbe il minimo, il vero problema di questo filmuccio (ma forse sarebbe giusto dire filmaccio), è che non fa mai ridere, mai, non ci sono praticamente momenti divertenti, le battute sono quelle che farebbero dei bambini di 7 anni, eccone un esempio, per darvi un’idea del tenore del film e per tagliare corto, in quanto non è che ci sia molto da dire.

“Io ho avuto molte più donne di Rock Hudson”

“Guarda che Rock Hudson era gay…”

“Cazzo” (giocando ovviamente sull’assonanza con nome dell’attore).

Credeteci o no ma non si va molto oltre questi infimi livelli, anzi questa pseudo battuta è forse uno dei momenti migliori.

Non sono mai stato loro fan ma riconosco che alcuni film passati facevano ridere almeno a momenti, questo invece è davvero patetico.

Da evitare con cura.

VOTO: 312

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RECENSIONE FURY: Brad Pitt ancora una volta ammazza-nazi nel nuovo film di David Ayer.

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U.S.A.

Fury

Anno: 2014

Genere: azione, dramma, guerra

Regia: David Ayer

Cast: Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Peña

Nelle sale italiane: 29 gennaio

Trailer ENG

Budget e Box Office

Costato 68 ML di $ ne ha già incassati 172, quindi almeno al botteghino, missione compiuta.

Recensione e Trama

Contro ogni previsione ecco una nuova recensione di cinema dopo mesi, e a proposito, prossimamenteneicinema alla fine non cambia nome in quanto tanto il  nome del sito non era modificabile, quindi lasciamo tutto come sta e facciamo finta di nulla.

Quest’oggi parliamo dell’ultima fatica di David Ayer, che già ci deliziò con End Of Watch (Tolleranza Zero) che vede tra l’altro come co-protagonista il buon Michael Peña che ritroviamo anche qui in Fury a far compagnia a Brad Pitt e soci.

Di che tratta innanzitutto Fury?

Ambientato nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale, ha come protagonisti una truppa di valorosi americani che dovettero scontrarsi contro le armate tedesche che pare avessero carri armati di ben altra fattura, ennesima ode al coraggio per questi soldati che si trovarono a fronteggiare un nemico molto più forte di loro, per lo più in terra straniera, ma d’altronde non è che sia una novità come gli americani usino anche questi mezzi per auto-fomentare il loro nazionalismo.

Dimenticando ora ogni propaganda politica che da sempre accomuna questo tipo di pellicole made in Usa, possiamo sicuramente dire che il film è certamente godibile dall’inizio alla fine, riuscendo a mantenere alta la tensione per tutta la sua durata, più di due ore (214 minuti per la precisione), ma non temete, passeranno in un soffio.

La trama non è rilevante, seguiamo questo manipolo di soldati che si spostano in carro armato (Fury per l’appunto come di evince anche dalla locandina qui sopra) cercando di salvare la pellaccia e di uccidere il maggior numero di tedeschi, il tutto visto principalmente con gli occhi del veterano Don ‘Wardaddy’ Collier (Brad Pitt) che entra però in collisione con la recluta più giovane e naif, Norman Ellison, nei cui panni troviamo Logan Lerman.

Inutile dire che alla fine la guerra vincerà sopra tutto e tutti.

Un pò come il precedente End of Watch, anche questo è un film che va visto tutto di un fiato, crudo, come è giusto che sia un film sulla guerra, violento e realista, a parte, lasciatemelo dire ma potrebbe essere la mia ignoranza, gli spari che più che ricordarci la seconda guerra mondiale pare siano usciti dall’ultimo episodio di Star Wars, con traiettorie di proiettili che spaziano dal verde al rosso, e ditemi ciò che volete ma paiono proprio lasers.

Per chiudere, qualche parola sul cast, dove oltre a Brad Pitt che già con Tarantino aveva fatto stragi di tedescacci nazi, e al giovane Logan Lerman, troviamo anche Shia LaBeouf, nei panni di un soldato che per la maggior parte del film si liscia i baffi, legge o piange (sopratutto piange con gli occhioni grandi come quelli di un cartone giapponese).

In conclusione, tra i film di guerra, di recente avevo preferito Lone Survivor, e tornando ancora più indietro citerei anche Saving Private Ryan (se non altro per la fantastica scena d’apertura), ma lungi dall’essere un capolavoro anche Fury non è male affatto, di certo non vi annoierà, quindi se vi piace il genere (e Brad Pitt) dategli una chance.

VOTO: 7

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Recensione I DUE VOLTI DI GENNAIO (The Two Faces of January): L’ambientazione è l’aspetto più interessante, per il resto, sulla media.

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U.S.A.

I Due Volti Di Gennaio (The Two Faces Of January)

Anno: 2014

Genere: thriller

Regia: Hossein Amini

Cast: Viggo Mortensen, Kirsten Dunst, Oscar Isaac

Nelle sale italiane: 9 ottobre

Trailer ITA

Budget e Box Office

Non si conosce il budget mentre gli incassi hanno appena superato i 4 ML di $.

Recensione e Trama

Non voglio subito smontare questa pellicola, peraltro certamente dignitosa, ma se parliamo di thriller, persino io che non sono mai stato un appassionato del genere non è che sia rimasto particolarmente impressionato da questo film.

Gli attori sono bravi, e come menzionato nel titolo credo che l’ambientazione anni 60 sia molto riuscita, dando così particolare fascino al film, ma sia chiaro, non aspettatevi emozioni o colpi di scena inaspettati in quanto qui non ce ne sono, e per tale ragione non capisco perché sia stato inquadrato come thriller, ma sono tante le cose che non capisco, capoccione che non sono altro.

La pellicola, adattata dallo stesso regista prendendo spunto dall’omonima novella originale scritta da Patricia Highsmith, racconta di una coppia di americani (Viggo Mortensen, Kirsten Dunst), in viaggio ad Atene nel 1962, che si imbatte in una guida turistica, anch’essa americana, interpretata da Oscar Isaac di A Proposito di Davis e Drive, e prosegue il loro viaggio tra Grecia finché le cose si mettono male per Chester Macfarland, il personaggio interpretato da Viggo Mortenses, e i 3 si mettono in fuga fino a raggiungere la Turchia.

Come al solito mi limito molto a livello di trama anche perché già i trailer avranno sbandierato tutto e anche più di quello che c’era da sapere.

Tornando al film, che pare da molti sia stato paragonato alle pellicole di Hitchcock, ripeto, la fotografia è molto bella, gli attori non sono da meno, ma pur essendo scorrevole la storia non mi ha emozionato affatto, non presentando in sè elementi di particolare rilievo che possano essere degni di nota.

Non una bocciatura la mia, ma un consiglio, vedetelo se vi piace il genere e in particolare i film con ambientazioni storiche, ma non aspettatevi quello che tutti promettono nei trailer, tipo “pura suspense dal primo all’ultimo fotogramma” (The Telegraph) perchè si tratta di emerite cazzate.

 

VOTO: 6

 

 

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Recensione IL LABIRINTO (THE MAZE RUNNER): Intrattenimento e azione, con un pò di mistero.

il labirinto - the-maze-runner-poster locandina

U.S.A.

The Maze Runner (Il Labirinto)

Anno: 2014

Genere: azione, mistero, fantascienza

Regia: Wes Ball

Cast: Dylan O’Brien, Aml Ameen, Ki Hong Lee, Will Poulter e molti altri giovani semi -sconosciuti

Nelle sale italiane: 9 ottobre

Trailer ITA

Budget e Box Office

Costato 34 ML di $ ne ha già guadagnati 102.

Recensione e Trama

Innanzitutto le mie scuse ai pochi followers del blog per aver quasi cessato l’attività nel mese di agosto, ma complice l’ennesimo viaggetto ai Caraibi e quello doveroso a Roma a salutare famiglia e amici ho perso un pò il filo, e, pur avendo visto tanti film, di molti non ricordo neanche il nome, questo vi basti a capire che non si trattava esattamente di capolavori.

Eccoci quest’oggi a commentare l’ennesimo film con tema distopico, termine che mi sono andato a cercare e viene da distopia, che è più o meno il contrario di utopia, raggruppando quindi questa massa di film tutti simili dove vengono ritratti mondi assurdi e futuristici basati sulla demenza in molti casi, e su qualche visione di tipo adolescenziale in altri.

Potrei fare diversi esempi, ma se avete ancora qualche neurone all’attivo avrete sicuramente capito a cosa mi riferisco visto che negli ultimi anni ne sono usciti diversi.

In questo, come in molti simili casi, il film è tratto da un libro, o meglio da una serie di novelle (che ovviamente non ho letto, come di consuetudine), scritte da James Mashner.

Anche qui troviamo un personaggio principale che poi si rende conto di essere speciale, e che come da copione dovrà immolarsi nel superare determinate prove etc etc.

Mi rendo conto che raccontato così sembra una ciofeca assurda, di certo infatti il film non brilla per originalità, ma la trama scorre veloce e annoiarsi diventa difficile, gli effetti speciali sono più che buoni, c’è un pò di mistero, insomma ci sono tutti gli ingredienti per passare un paio d’ore piacevoli (sempre che vi piaccia il genere ovviamente).

La trama, molto in breve, narra di un gruppo di ragazzi che si ritrova (spediti l’uno alla volta tramite un ascensore e privi di memoria), in un giardino immenso (o radura come lo chiamano nella versione italiana), circondato però da un imponente labirinto di roccia, temuto da tutti e che li costringe a vivere in questa ristretta porzione di mondo.

Tra questi giovani, l’ultimo arrivato è Thomas, che invece di arrendersi come i suoi compagni al fato accontentandosi di vivere in questo fazzoletto di terra, decide di sfidare la sorte, di addentrarsi nel labirinto (cosa normalmente permessa solo ai velocisti/runner), che ogni giorno, quando le porte del labirinto si aprono, tentano invano di trovare una via d’uscita all’interno del labirinto.

Insomma, senza doversi strappare i capelli perché il film certo non lo merita, dovrebbe però essere fruibile per un pubblico giovane, che in questo genere di film pare sguazzarci.

VOTO: 612

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